L’impatto positivo di un approccio ESG sulla crescita
Sono gli anni ’90, anni in cui cresce l’interesse comune ad integrare concretamente nelle strategie anche pratiche di sostenibilità, sia ambientali sia sociali, all’interno delle realtà aziendali. Questo passaggio chiave, che fonda le sue radici fin dal 1987, anno in cui fu pubblicato il rapporto Brundtland, documento che per la prima volta introduceva il concetto di “sviluppo sostenibile”, focalizzandosi sulla capacità di soddisfare i bisogni di oggi senza compromettere la capacità delle generazioni futuri di soddisfare i loro.
Negli anni successivi, i primi anni 2000, i fondi di investimento hanno iniziato a incorporare questi aspetti all’interno delle loro decisioni, durante la fase di valutazione di un investimento, e si sono iniziati a delineare i criteri ESG così come li conosciamo oggi. L’interesse per gli aspetti ambientali, sociali e di governance nelle fasi di investimento è cresciuto significativamente con l’avanzare degli anni, portando a un maggiore coinvolgimento e responsabilità da parte delle aziende.
L’integrazione di pratiche sostenibili è oggi un requisito essenziale, sfruttando la giusta leva marketing, che influisce direttamente sulla crescita e sul profitto. Non si tratta di una questione etica ma di una scelta consapevole, che essa sia di natura obbligatoria o volontaria. In entrambi i casi, quando la sostenibilità viene affrontata come un pilastro portante, questa condiziona positivamente il business, attraverso anche a nuove commesse in grado di far generare maggiori profitti.
Un’organizzazione che aspira a posizionarsi sul mercato come leader del proprio settore è chiamata ad ascoltare i bisogni e le necessità dei propri stakeholder. Di fronte alle regolamentazioni a livello globale, c’è una crescente preferenza verso aziende responsabili, consapevoli delle proprie implicazioni sociali e ambientali.
Attualmente l’obbligo di conformità agli standard ESG è destinato ad una platea di aziende con specifici requisiti. Tuttavia, anche le PMI non tenute alla rendicontazione, ma più virtuose, o appartenenti, come fornitori della filiera di imprese di maggiori dimensioni che richiedono il soddisfacimento di specifici standard, possono adottare volontariamente gli standard. Questa ultima scelta oltre a migliorare la percezione del marchio, apre anche le porte a nuove opportunità, richiamando clienti che operano la loro scelta optando per organizzazioni in grado di dimostrare prassi operative sostenibili ed etiche.
L’adozione delle pratiche ESG è diventato un fattore cruciale, percepito sia a livello finanziario, ad esempio nei rapporti con istituti di credito, sia nella partecipazione ai bandi della pubblica amministrazione, in alcuni casi includendo criteri ESG come prerequisiti o preferendo aziende dove questo cambiamento è già in essere.
Per poter affrontare questo cambio di paradigma, i manager moderni devono essere pronti ad integrare pratiche sostenibili all’interno dell’organizzazione e dei processi aziendali al fine di garantire profittabilità e sostenibilità a lungo termine. Attraverso una maggiore attenzione, le aziende sono in grado sia di efficientare e di conseguenza ridurre i costi, ad esempio, attraverso una maggiore efficienza energetica o una migliore gestione delle risorse, sia di proporre al mercato nuovi prodotti e/o servizi, aprendo a nuovi mercati fino a quel momento inesplorati.
In questo nuovo contesto ed a supporto del management, si posiziona la figura del Temporary Manager specializzato in pratiche sostenibili, il quale gioca un ruolo chiave durante le fasi di integrazione dei principi all’interno della strategia aziendale. Questa figura non si limita solo a gestire progetti temporanei, ma agisce da catalizzatore di cambiamento strategico e sostenibile, come uno stratega che aiuta l’azienda a districarsi nel complesso mondo della sostenibilità, come una componente integrata e fondamentale della strategia complessiva.L’adozione dei criteri ESG è più di una responsabilità: è una strategia per un futuro sostenibile e redditizio. Non adeguarsi significa rimanere indietro rispetto alle aziende concorrenti che hanno già intrapreso questa trasformazione.